La sagoma di una mucca e, a corredo, la scritta “Questo animale è stato ucciso per fare la vostra valigia”. Si tratta dell’ultima (in ordine di tempo) provocazione che il movimento internazionale ha deciso di lanciare negli aeroporti di tutto il mondo per protestare contro il trattamento che, a suo dire, i settori di pelle, pellame e conciario rivolgono non solo agli animali ma anche all’ambiente. Eppure, a ben vedere, l’intero compartimento è assai attento ai temi della sostenibilità ambientale e del benessere animale, sia per sua natura sia, soprattutto, da quando la sensibilità comune ha rivolto un’attenzione sempre maggiore al rispetto della Circular Economy e del benessere diffuso. Punti, questi, che passano indispensabilmente anche per il rispetto dell’ecosistema che ci circonda, comprensivo di esseri umani, animali e ambiente.
Certo, non stiamo dicendo che sia facile: si tratta, infatti, di un argomento complesso che merita di essere affrontato con la giusta attenzione e senza pregiudizi, consapevoli che non esista un’unica verità soprattutto quando si mettono sullo stesso piano elementi quali la sostenibilità ambientale, il benessere animale e il guadagno di interi settori industriali. Eppure, siamo convinti che giungere a una intensificazione sostenibile, in cui possano essere raggiunti gli obiettivi di sostenibilità e di profitto, sia possibile e che i settori di pelle, pelletteria e conciario stiano da tempo lavorando duramente per guardare al futuro (e per rimediare a inevitabili errori commessi in passato). Come? Lo approfondiamo in questo articolo.
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Spesso considerati come elementi a sé stanti, soprattutto nei decenni passati, il benessere animale e la sostenibilità ambientale sono, in realtà, due aspetti strettamente interconnessi. Ma cosa si intende con tali termini? Come messo in luce dal documento realizzato nell’ambito del Programma Rete Rurale Nazionale 2014-20 (Piano di azione biennale 2019-20 Scheda progetto CREA 24.1 Benessere Animale), nel primo caso si fa riferimento a quegli indici riguardanti l’habitat naturale, la qualità dell’aria e dell’acqua, i cambiamenti climatici, il consumo di energia e di risorse non rinnovabili; nel secondo caso, invece, si identificano elementi propri del mondo animale quali libertà dalla fame e dalla sete, assenza di dolore e malattie, possibilità di esprimere i propri comportamenti naturali, la mancanza di situazioni di discomfort, di paura e di stress.
Nella relazione bidirezionale tra ambiente e benessere animale, dunque, è chiaro che
prescindere da uno di questi due aspetti significa non avere un sistema produttivo sostenibile o per motivi etici, perché causa di sofferenze agli animali non accettabili dalla nostra cultura, o per motivi ambientali, perché le emissioni di vario tipo sono eccessive o vi è uno spreco insopportabile di risorse (Broom, 2019).
Le politiche attuali dei settori di pelle, pellame e conciario stanno ormai da tempo promuovendo un atteggiamento che garantisca una produzione adeguata tenendo conto della biodiversità, dell’uso delle terre, del benessere animale, della nutrizione delle persone, delle economie rurali e dello sviluppo sostenibile.
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Ció avviene, prima di tutto, a partire dalla natura e dalle prassi stesse di tutti questi settori: chi lavora nella filiera della pelletteria, infatti, usa pellami di scarto. A differenza di quanto succede in pellicceria, tutte le pelli che vengono usate, lavorate e vendute per finire sul mercato calzaturiero, ma anche di borse e accessori, provengono da animali destinati al mercato alimentare. Questo significa che mucche, vitelli e altre specie non vengono allevate e macellate al solo scopo di ricavarne la pelle ma, al contrario, vengono cresciute in condizioni di benessere e solo infine viene ricavata la pelle.
Prodotto che, per altro, se non inserito nei settori di pelle, pellame e conciario, rischierebbe di rappresentare un rifiuto difficile da smaltire e dunque nocivo per l’ambiente, in quanto quasi del tutto impossibile da inserire in un’ottica di economia circolare. Ed ecco che un vero e proprio scarto rientra nel mercato in ottica circolare, attraverso una lavorazione che ha senza dubbio un impatto chimico sull’ambiente ma non diverso da qualsiasi altra lavorazione. Si tratta, in questo ultimo caso, di un punto su cui sempre maggiori controlli vengono effettuati per avere la certezza di inserire sul mercato un prodotto che sia davvero sostenibile per la natura e per l’essere umano.
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